Il sottile confine tra normalità e ignoranza

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Nella mia vita da volontaria, e non solo, mi sono spesso trovata a pensare che cosa significhi “normalità”.

Personalmente ho sempre detestato definire “normale” un determinato evento o comportamento.

Fanno tutti così, è normale.

È normale pensarla così

Appare più come una giustificazione rispetto a ciò che ognuno di noi pensa o fa.

E se provassimo invece a chiederci che cosa le persone ritengono accettabile?

Anche qui si tratta di una questione di sensibilità personale, che si sviluppa sulla base dall’educazione ricevuta e della nostra propensione alla scoperta.

Prendiamo ad esempio il tema della gestione di un animale. Cosa è normale e cosa invece sfocia nel maltrattamento?

Nel pensiero comune il maltrattamento viene associato a una violenza fisica, visibile come ferite o contusioni. Deve avere un’evidenza visiva, essere tangibile.

Purtroppo però accade che alcune violenze siano più subdole e per tanto non vengano prese in considerazione. Addirittura ci sono casi in cui vengono inserite nel contesto di normalità.

Concretamente parlando: immaginiamo di partecipare alle classiche fiere di paese con bancarelle che vendono dolci, zucchero filato e – purtroppo- animali.

Ci troviamo davanti a gabbie stracolme di canarini, diamantini, criceti, conigli, porcellini d’india e vaschette stracolme di tartarughe. Oltre a ciò anche il mangime a loro dato è totalmente errato.

Una persona come me capisce subito quanta sofferenza stiano patendo queste creature.

Ma chi invece non conosce la corretta gestione? Sicuramente penserà che sia la normalità. Un criceto tenuto in una gabbia verticale è normale perché è così che ci vengono presentati. Quando invece, solo informandosi un attimo in più, scopriremo che amano scavare, nascondersi, muoversi e che tutto ciò è impossibile in un ambiente del genere.

Oppure prendere un coniglio e decidere di non sterilizzarlo, anzi di farlo procreare in quanto è la loro natura. Certo, è la loro natura se in natura si trovano ma in un appartamento a Milano di certo non corrono il rischio di essere decimati da poiane o faine.

Però ci troviamo semplicisticamente a parlare di normalità, a giustificarci perché è questo che ci viene mostrato quotidianamente. E senza chiederci se sia sano per l’animale.

Ed è proprio questo che noi volontari affrontiamo ogni giorno, cercando di cambiare la corrente.

Perché la normalità non sempre fa rima con benessere.

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